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29 agosto

 
Le strade di Kinshasa

Non male, l'intuizione di Marc-Henri Wajinberg: offrire un (civilmente importante) ritratto della misera condizione dei 25.000 bambini congolesi abbandonati tra le strade di Kinshasa in quanto ritenuti in preda a una possessione diabolica, veri e propri stregoni messi al bando dalla retrograda inquisizione moderna che ancora permea il tessuto sociale del Congo. Ritratto che porta in scena un destino non così irrimediabilmente fosco, se è vero che la musica, serpeggiante fin dalle prime battute come contrappunto alla disperazione di una vita di stenti, si pone innanzi agli occhi spauriti ma vitalmente focosi dei fanciulli come balsamo, chimera e redenzione.

Peccato che a difettare, in questa pellicola che segue a suo modo le vie della ricostruzione documentaristica, sia probabilmente la solidità della messinscena, punteggiata di ampi e godibili fraseggi ritmici (contagioso il dinamismo istintivo dei giovani congolesi, capaci di tirar fuori una solarità sorprendente dal buio in cui potrebbero precipitare), ma obiettivamente sfibrante quando si tratta di affrescare in modo incisivo la dimensione umana, le vicende personali dei molti protagonisti. La carne al fuoco, in questo senso, è moltissima, e a difettare è la presa allo stomaco, se è vero che il contrasto pauroso tra atrocità, imminente pericolo, presenza strisciante della violenza e riscatto sociale, speranza, risulta un po' annacquato, prevedibile, e finisce per spostare il fuoco su aspetti archetipali che diventano piuttosto puro stereotipo: il mondo della strada è duro, la libertà e la democrazia sono assenti in modo assordante in quelle lande, ma là - si sa - hanno il ritmo nel sangue.

Peccato.

 

D.K.P.

 
Un cinema sempre più nostro

Ormai, di rivoluzione digitale, è necessario parlare. Sì, perché oggi più che mai il cinema appartiene al pubblico, non solo in quanto “arte commerciale” (e commerciabile), e quindi sottoposta alle dinamica di richiesta e offerta, alle fluttuazioni dell’audience e via dicendo: di fatto, oggi, il cinema (per estensione: gli audivisivi) è un dominio creativo di tutti. E i ragazzi dell'ARCA se ne stanno accorgendo ogni anno di più, se è vero che da un po’ di tempo a questa parte, ad inaugurare le edizioni di CinemaGiovani, sono proprio prodotti realizzati dai loro.

Se un tempo le pachidermiche strumentazioni necessarie alla realizzazione di una pellicola (ecco: la pellicola...) costavano come un garage pieno di Porsche e le squadre di tecnici richieste per manovrarle somigliavano a delle squadre di calcio, oggi, con un camcorder, una fotocamera digitale di buona qualità, persino con un telefono cellulare di ultima generazione, è possibile mettere in pratica in modo credibile il sogno di fare cinema...

Certo: magari non parliamo di blockbuster stracolmi di effetti speciali – e tutto sommato ingaggiare Tom Cruise costa... – ma in realtà la parte tecnica è il problema meno insormontabile, e un numero sempre crescente di giovani smanettoni è in grado ormai di realizzare sequenze di altissimo tasso spettacolare.

Quindi, capita che un tg realizzato da un pugno di ragazzi guidati da un’abile chioccia in laguna possa rivaleggiare, quanto a contenuti e piacevolezza, con i servizi forniti da tante piccole emittenti televisive tradizionali, e capita pure che il cortometraggio proiettato in apertura di CinemaGiovani, alla voce “costi”, presenti soltanto la dozzina di tramezzini destinata a sfamare il cast.

Insomma: vero che le nuove tecnologie hanno creato non pochi grattacapi alle major, tra pirateria, streaming e via discorrendo, ma vuoi mettere la soddisfazione di giocare, sperimentare, tradurre in immagini le idee con questa enorme semplicità? Il digitale, in un certo senso, ha liberato il cinema, o comunque lo ha redistribuito.

Ora, di fatto, sta a noi usare al meglio la chance offertaci, magari sfruttando occasioni come questa di CinemaGiovani, per stringere alleanze creative con persone che, come noi, hanno ambizione, curiosità e, soprattutto, una passione profonda per il cinema.

 

D.K.P.

 
La grande ouverture

Finalmente si comincia!
Ieri è  partita la nostra esperienza con ARCA CinemaGiovani al Festival di Venezia.
Arrivando a gruppi  da tutta Italia e anche oltre confine (Francia e Tunisia), ci siamo ritrovati per fare un brain storming su quelli che saranno i nostri giorni qui al Festival. Ripartono i progetti rodati l'anno scorso come il TG Web, le riunioni delle giurie, nazionale e internazionale, che da 10 anni consegnano i premi ARCA CinemaGiovani, tra i riconoscimenti collaterali ufficiali della Biennale, al miglior film in tutte le sezioni competitive e al miglior film italiano. Ormai leggendarie sono le lunghe e animate riunioni al mitico stand ARCA, punto di riferimento e centro di gravità permanente di tutti i giovani ARCA.
La serata di ieri è poi continuata con la visione del cortometraggio “Focus – Compagno Perduto” di Diego K. Pierini, veterano (vecchio, suggerisce qualcuno...) di CinemaGiovani, che ha avuto luogo una breve conversazione sulla sua realizzazione. In seguito ci siamo spostati verso il ristorante dove era prevista la cena di benvenuto e così, dopo una grande abbuffata e balletti vari, la serata è continuata sulla spiaggia tra tante chiacchiere e qualcosa da bere. Bello essersi ritrovati nella grande famiglia dell'ARCA, coi veterani che raccontano puntualmente esperienze passate, elargendo consigli ai nuovi arrivati per godersi al meglio la mostra, secondo il motto ogni Venezia potrebbe essere l'ultima!

Insomma, non c'è tempo da perdere!


Alessia Besuzzi, Marco Marangoni, Piera Boccacciaro