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19 dicembre 2012
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Istintivamente ci voltiamo indietro a guardare quel che abbiamo vissuto e a cercare di immaginare cosa ci può attendere: è un’abitudine, alla chiusura di ogni anno.

Questo 2012 ci ha confermato la pesantezza della crisi che il nostro Paese attraversa, economicamente ma anche moralmente. Per l’economia, stando ai cicli storici delle crisi conosciute, questa, che è esplosa in tutta la sua virulenza nel 2008, a fine 2012 avrebbe dovuto essere già in fase di superamento: eppure la luce sembra ancora lontana. E noi cerchiamo i segni di una concreta speranza nelle cose che ci sono intorno: ma è necessario dirci anche che faremo tutto ciò che dipende da noi per essere noi stessi segni di speranza. Personalmente e con la nostra ARCA.

Come possiamo farlo? Tutto sommato siamo in una posizione fortunata: abbiamo conservato il lavoro e operiamo in un settore nel quale la qualità della vita, ARCA compresa, è su una buona media. Il nostro obiettivo per il 2013 può allora essere triplice: difendiamo quanto abbiamo conquistato di giusto, miglioriamo di un ulteriore passo, magari piccolo ma ben concreto, tale posizione, facciamo qualcosa di tangibile a favore di altri, di quelli che sono in una posizione più debole della nostra.

E’ un obiettivo non facile, in un quadro poco rassicurante come quello che ci è intorno.

Il fatto è che a tutti noi occorre un vero cambio di mentalità che ci porti a un cambio di civiltà. Per tutti noi personalmente, e molto di più, in proporzione, per i politici e per quanti, anche nelle aziende e nelle organizzazioni, gestiscono potere. Sono i nostri occhi, quelli dell’anima, che devono abituarsi a guardare le nuove povertà: per poterci fare carico di ragionamenti meno superficiali e di gesti di solidarietà più costanti, a cominciare dall’ambito di quei nostri colleghi elettrici che qualche assillo di stabilità lo vivono per processi di mobilità o ridotta attività che anche alcune aziende del nostro settore soffrono.

E della nostra ARCA, cosa vogliamo fare? E’ un bello strumento, l’ARCA: uno dei migliori che lo “stato sociale” abbia realizzato in Italia a livello aziendale. Pure, ora, siamo chiamati a un passaggio ulteriore di affinamento della qualità. Se l’azienda è una comunità di lavoratori (a tutti i livelli, compreso l’amministratore delegato) e se abbiamo nell’ARCA uno strumento concreto di gestione sindacale, cominciamo ad agire perché l’ARCA sia la nostra reale “azienda sociale di settore”. Rendiamola più produttiva, cioè più efficiente in ciascuno di noi, più compiuta.

Se l’Enel riuscì a essere, per un buon numero di anni, un’azienda esemplare nel Paese come sintesi di capacità produttiva e sensibilità sociale, oggi noi possiamo puntare a essere un modello di “socialità di azienda”, esemplare come l’Enel di allora, proprio perché il sindacato deve fare con se stesso la scommessa di essere un gestore migliore della sua azienda di riferimento. E stimolare in concreto questa con l’esempio.

Fare dell’ARCA, quindi, un luogo ben visibile di socialità efficienteè il primo contributo che possiamo dare ad aziende, categorie e cittadini di altri settori. Ed è l’augurio e il proposito che esprimiamo a tutti i nostri colleghi, alle loro famiglie ed ai nostri fratelli nel lavoro ed in attesa di lavoro, che sono dovunque nel mondo.

Buon Natale e Buon 2013.

     

Il Presidente
Amedeo Testa


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