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Nulla di più pregnante che una ormai leggendaria esclamazione di un vecchio – e rimpianto! – collaboratore storico di ARCA CinemaGiovani, Matteo Baldi, per fotografare sinteticamente l’ultima fatica di Brian De Palma. Che, esplorata in lungo e in largo la sua proverbiale perizia tecnica di filmmaker, scivola lentamente, sempre di più, nel paradosso di una cinematografia accademica, patinata, spesso sontuosa, ma implacabilmente autoreferenziale, e quindi impoverita.
“Passion”, in questo senso, rappresenta forse l’episodio più compiuto e sintomatico di questo paradigma: poco da dire sulla fotografia splendente, sui movimenti di macchina pregiati – il controllo del mezzo di cui è padrone De Palma è ad oggi probabilmente privo di rivali – sulle costruzioni sceniche eleganti. Peccato che tutto sia, appunto, fotocopia di fotocopia: l’autore è sempre più accartocciato nella sua inconfessata volontà di affermarsi definitivamente come l’Hitchcock contemporaneo, e punteggia le quasi due ore di “Passion” con brani che sembrano strappati non al citato maestro del thriller, bensì al DePalma d’annata che lo omaggiava.
Il campionario è completo: la tromba delle scale come segno dell’ansia, i crescendo musicali improvvisi sul primissimo piano di un personaggio sconvolto dal terrore, le luci filtrate dalle veneziane – più che a “Vertigo” remastared, sembra di vedere un frullato di “Black Dahlia”, “Omicidio a luci rosse” e altro. E tra l’altro, pur constatando la valida prova di Rachel Mc Adams – perfetta nel ruolo – e Noomi Rapace (pericolosamente somigliante a Sabrina Ferilli quando mette il broncio stupito...), stavolta anche la sceneggiatura mostra un po’ la corda, sia perché qualche dinamica dell’intreccio appare lievemente forzosa, sia, soprattutto, perché della passione del titolo ci giungono solo pochi echi, in una messa in scena edulcorata e poco comunicativa.
Resta, chiaramente, che la fotocopia di un De Palma è in ogni caso visione piacevole, perché il film scorre e a tratti appassiona, così come va ulteriormente sottolineato che il lignaggio tecnico è tale da rappresentare una garanzia inequivocabile di piacere per gli occhi.
Ma sarebbe bello che un calibro come quello di De Palma sapesse offrire qualcosa di più.
D.K.P.
Immagini dal festival
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