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6 settembre

 
"La cinquième saison"

Non foss'altro che per la tematica, d'urgenza inequivocabile e universale, il film di Jessica Woodworth e Peter Brosens merita attenzione. Poi, la coppia di registi intesse un'opera che a tratti si pone sulla soglia della videoart, anzi: della pittura, costruendo un percorso denso di simbolismi - spesso, peraltro, piuttosto espliciti - e di impronta fortemente teatrale. Giocoforza, a rappresentare parametro qualitativo principe viene ad essere la cura della fotografia, la costruzione dei quadri, l'armonia delle sequenze.

In questo senso, "La cinquième saison", affresco plumbeo e (non)realista di una terra in cui improvvisamente il suolo diviene arido e le stagioni smettono di susseguirsi, drammaticamente, affascina. E dire che la retorica protofilosofica in taluni casi eccede, così come i didascalismi, specie quando l'azione scenica perde spontaneità e diviene puro significante, semplice mezzo di un'affermazione della regia.

Ecco: forse la tesi avrebbe dovuto essere meno rappresentata e più immaginata, per poi raffigurare il suo ineluttabile portato. Però, ancora, il dato non trascurabile è l'effettività, la concretezza dello scenario immaginato, un autunno post-industriale che violenta il futuro ancor più di un inverno nucleare. E la sapienza figurativa con cui questo viene fatto sbattere contro la coscienza atavica, di specie, dello spettatore, rende il film intrigante ben al di là della sua intrinseca solidità artistica - a patto di fruirlo sul grande schermo.

 

D.K.P.

 
Il banchiere con la maglia di Machete

Ciao a tutti! I giorni scorrono e noi continuiamo ad aggiornarvi sulla nostra esperienza al Festival del Cinema di Venezia. Al bar del Movie Village, tra uno spritz e l’altro, si fanno incontri particolari…
Mentre si pensava ad un film visto nei giorni precedenti, peraltro non ricordandone assolutamente il titolo, un simpatico signore seduto vicino noi a pranzare, ci chiede se può darci la risposta o deve prima premere il pulsante.
Da quel momento, cominciamo una conversazione molto interessante di circa un’ora sulle varie edizioni del Festival, sui vari film visti e sulle dormite in sala alle ore più assurde della giornata.
Ricordando la 67° edizione, le mitiche proiezioni del b-movie di mezzanotte, in particolare quelli firmati Rodriguez: il nostro nuovo amico sfoggia davanti a noi la sua maglietta di “Machete”, che fino a quel momento non avevamo neanche visto.
Data la sua passione e la splendida maglietta, sorge spontanea una domanda: “Ma che lavoro fai?”. La risposta è sorprendente: “Lavoro in banca!”.
Noi, stupite, chiediamo se la esibisce anche a lavoro, al che lui con sorniona naturalezza risponde di non poterlo fare per motivi d'etichetta ma di tenerla comunque nascosta sotto la camicia, esattamente come “Superman”...
Magari è un avvenimento da poco, ma incontri come questo fanno capire quanto trasversale possa essere la passione per il cinema: ed è bello trovare, anche qui, così tante persone con cui confrontarsi.  Anche se nella vita, in realtà, fanno tutt'altro.

 

Luana Besuzzi & Alessia Battiato

 
Bollettino delle 18:30

Stand ARCA, ore 17.04, la troupe del tg web sta ultimando i preparativi per la spedizione alla terrazza Disaronno, dove ha appuntamento per un incontro esclusivo con il grande regista coreano Kim Ki Duk, autore del film che finora è riuscito a riscuotere i più ampi consensi,  “Pietà”, nelle sale italiane dal 14 settembre.

Macchine alla mano, batterie in carica, verso un’intervista con un regista che è anche una persona gentile e disponibilissima, un grande che gironzola nei corridoi dell’Excelsior  indossando una t-shirt con su stampato un piccolo ritratto di Che Guevara.
Intanto si alza la temperatura della discussione tra i giurati ARCA; ieri infatti si sono svolte le riunioni intermedie delle giurie internazionale e nazionale.

A sorpresa i film più attesi, come “The Master” di Paul Thomas Anderson (ricorderete il suo “Magnolia”) e “To the Wonder” di Malick, non hanno entusiasmato i nostri giurati. Per questo l’ultima riunione si preannuncia lunga e impegnativa, con servizio caffè e coperta incluso nell’eventualità che il dibattito continui fino a notte inoltrata. Ma siamo determinati, e dopo l’entusiasmo collettivo per il duro film di Kim Ki Duk, aspettiamo gli ultimi fuochi.

 
Se lo dici tu! Pt. II

Eccoci giunti alla seconda puntata della guida galattica per figli della luce!

 

Io sono l’esperimento di me stessa [Romina Mondello]

Resident Evil?

Lo spritz è un po’ annacquato. Forse perché piove [Anonimo]

Tutta colpa de 'sto buco dell'azoto...

Sta diventando l’angolo del cuore, questo stand [Piera Boccacciaro]

Al cuor non si comanda

YOU CAN LIVIO HAT ON [stanza n° 16]

Lo spritz, forse, non era poi così annacquato

“Bisogna dire che Barbera è bello, più di…” “Di Livio?” “No di Müller!!!” [Silvia Iori, Eleonora Drago]

Pare Barbera lo abbia scritto sul suo CV

Un po’ di Terrence non fa mai… Malick [Anonimo]

Questo lo dici tu

Il film di Malick è come lo spritz del Movie Village, c’è un sacco di acqua [Anonimo]

A questo punto ci si potrebbe chiedere se CinemaGiovani sia alla Mostra o al Vinitaly

Quando sarò una star del cinema e N. Moretti mi chiederà di fare un film con lui, gli dirò di no, ricordandogli come ha trattato la troupe ARCA a Venezia 69!! [Eleonora Drago]

Pronta la risposta di Moretti: "Specchio riflesso"