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1 settembre

 
Welcome Home

Domande profonde ed esistenziali, quelle dell'esordiente Tom Heene: "Welcome Home" è un film sobrio, sintentico, a volte addirittura povero nella sua asciuttezza. Tanto, a tratti, da lasciare disorientati. Un concetto, questo del disorientamento, il cui richiamo suonerà probabilmente lusinghiero al regista, che parte proprio dal tema del fallito riconoscimento dei propri luoghi, della cancellazione della familiarità, costruendo poi un percorso intricato - anche nei suoi vuoti - in cui a giocare un ruolo importantissimo è la costruzione temporale (il film è un continuo intreccio di flashforward e flashback).

Lila, la protagonista, incontra tre uomini, al suo ritorno a Bruxelles: ognuno di loro eroderà, rimuoverà un frammento fondante della sua identità, in maniera silente - amore, appartenenza, esistenza stessa.

 

La pecca del film, che mostra chiaramente le origini di videoartist di Heene, sta forse nella portata gigantesca degli interrogativi sollevati, cui non riesce a fare da contraltare la composizione ritmica, specie nelle prime fasi, in cui lo smarrimento si fa immagine in modo forse troppo didascalico, con la retorica dello sbiadimento, dell'allontanamento, che come primo risultato ottiene quello di rendere il racconto troppo tenue per risultare avvincente.

Col passare dei minuti, la tensione cresce, complice la buona prova attoriale, ma soprattutto lo spostamento del fuoco su temi con cui è molto più facile solidarizzare e identificarsi, ben sintetizzati, oltre che dalla carnalità inarrestabile e rabbiosa dei protagonisti, dalla ricorrente domanda circa l'esistenza del sesso senza amore - quesito apparentemente banale che trascende la storia e offre in realtà uno spunto ben più forte per interrogarsi su cosa sia, effettivamente, l'amore, in un'esistenza che come dinamica principale ha quella della perdita.

 

Chiude il cerchio, anche narrativo, una tragedia che pare porre un macigno sulla vita (intesa come stato dell'essere), ma che invece, nella sorprendente sequenza finale, offre una prospettiva nuova, freddamente realista (o drammaticamente romantica?), in cui lo stordimento, ovvero un'altra perdita: quella della coscienza, offre all'esistenza l'opportunità di perpetuarsi.

 

D.K.P.

 
Bad 25

Eccoci di nuovo qui, sta piovendo e siamo tutti allo stand ARCA, mentre alcuni stanno facendo i lanci della prossima puntata Web, noi vi commentiamo un po’ la serata di ieri.

In Sala Grande, c’è stata la premiazione per “Glory to the Filmaker Award”, in cui è stato premiato Spike Lee che con la sua fresca simpatia ha intrattenuto un po’ tutti noi spettatori durante la sua premiazione.

Il lavoro presentato dal regista americano era un biopic sulla vita di Michael Jackson. Tenendoci sospesi per l’intera durata del film, ha ricostruito la vita del cantante, intervistando varie figure che sono state importanti nel periodo dell’incisione degli album “Thriller” e “Bad”, musicisti come Mariah Carey, Siedah Garrett, Kanye West ed altri big della scena hip hop anni novanta.

Oltre a questi grandi nomi, le interviste si sono incentrate anche su tutte quelle persone che gli sono state vicine mentre registrava, diventate negli anni sue grandi amiche - fonici, produttori, roadie, oltre ai coreografi che hanno dato vita agli spettacolari videoclip di Michael Jackson.

"Bad 25", questo il titolo, è un documentario molto completo, sotto tutti i punti di vista: molte le interviste, immagini di reportage, video amatoriali girati dai presenti per puro ricordo; regia molto curata, così come la fotografia, tanto che non è possibile rilevare differenze tra i “pezzi” di intervista e il back stage dei video clip. Tutto appare estremamente curato, nulla è lasciato in secondo piano.

Spike Lee cerca di accorpare il tutto magnificamente, riuscendo a mantenere lo sguardo di chi guarda attaccato allo schermo.

 

Il lavoro del regista ci fa da un lato fa conoscere una parte dell'artista che ci era nota anche prima della sua morte, la magnifica capacità di essere completo: compone, scrive i testi delle sue canzoni, pensa e realizza i suoi videoclip, che lui da sempre considera cortometraggi; dall'altro, invece, sposta l'attenzione su un suo carattere fondamentale della sua vita, la sua ambizione, non si è mai accontentato del proprio risultato. Non è un caso, infatti, se dopo l'enorme successo del disco "Thriller", "Bad" è riuscito, nonostante numerosi dubbi, ad eguagliare il boom del cd precedente, proiettando Jackson nell'Olimpo dei più grandi.

 

Marco Sanchez Marangoni

 
Le sale ai tempi della crisi

E noi che pensavamo di giungere in laguna e stordirci di cinema fino a dimenticare i tempi bui che corrono oggi in tutto il mondo... Ahimé, non è proprio così: la Mostra, quest'anno, ha subito un brusco colpo.

Sarà la nuova versione più indie e meno glamour varata (scelta condivisibile) dal rientrante direttore Barbera, oppure semplicemente i foschi presagi per il futuro che ormai permeano da mesi attraverso ogni possibile media mondiale, fatto sta che il pubblico presente in laguna appare dimezzato, gli stand, che almeno durante il weekend pullulavano di avventori sovreccitati, languono, nel grigiore di un clima incerto e pur afoso.

Pensate: finanche i bambini mannari un tempo sciamanti tra le vie del garden a caccia di gadget - altro che apocalisse zombie - vagano mestamente, in sparuti, esigui gruppetti, lanciando languidamente occhiate rassegnate verso i responsabili degli stand (e dire che i gadget, in realtà, ci sono).

Dallo stand ARCA, invece, si risponde orgogliosamente al nulla che avanza, in stile "Neverending Story": basti pensare che oggi, nonostante la pioggia intermittente e la (colpevole) assenza di proiezioni mattutine visionabili dagli accreditati, si sono svolte ben due riunioni di giuria, il blog diviene fulcro di un dibattito cinefilo di alto rango, mentre la prode Eleonora Drago - lanciatissima in veste di anchorwoman - brandisce convinta il suo gelato di fronte alla nutritissima troupe di TG ARCA per documentare tutte le attività.

E nel frattempo, altri si sono già messi al lavoro per preparare l'imminente incnotro con il regista belga Tom Heene, autore dell'emozionante "Welcome Home", di cui vi parleremo a tempo debito.

 

D.K.P.

 
Immagini dal festival